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Migrazioni e formazione interculturale: il patrimonio storico, culturale ed etico dell’emigrazione italiana

24 Febbraio 2024

3 minuti

Il Centro Altreitalie sulle Migrazioni Italiane di Torino ha partecipato presso la Camera dei Deputati all’incontro dedicato al patrimonio culturale rappresentato dalla migrazione italiana.

Il convegno, promosso dal deputato Pd eletto in Sud America Fabio Porta, è stato pensato per approfondire la proposta di legge “Disposizioni per la promozione della conoscenza dell’emigrazione italiana nel contesto delle migrazioni contemporanee”, attualmente in fase di esame presso la Commissione Cultura della Camera dei Deputati.

Porta si è detto molto onorato che “il Parlamento possa dare un contributo importante a questa iniziativa di legge”. Uno dei motivi principali della proposta è “condividerla al di fuori dell’aula del Parlamento. Questa proposta deve infatti diventare un patrimonio comune”. Inclusa “la società civile” che “deve confrontarsi con questo tema”. L’emigrazione è “il più grosso fenomeno storico-sociale della storia del Paese. Non è residuale. I nostri giovani, a scuola, devono avere accesso a queste informazioni” che rappresentano “un patrimonio che non è proprietà di una parte politica, ma è patrimonio culturale di tutto il Paese”.

Maddalena Tirabassi, Direttrice del Centro Altreitalie sulle Migrazioni Italiane, ha esposto un racconto cronologico dell’emigrazione fatto di statistiche e di storie. “Non è sufficiente dire “siamo tutti migranti”. Non serve a niente in termini di lotta contro il razzismo e contro i pregiudizi. Perché non siamo stati capaci, noi come studiosi, di veicolare i risultati della nostra ricerca a un pubblico più amplio”. Ma “se la storia dell’emigrazione è una storia di per sé interdisciplinare”, forse, secondo Tirabassi, sarebbe il caso di “portare lo studio delle mobilità all’interno delle varie discipline scolastiche partendo dalla formazione degli insegnanti”. Lo studio di questi argomenti può essere importante”.

Giovanni Maria De Vita, Responsabile del Progetto “Turismo delle Radici” del MAECI ha parlato proprio del progetto che porta avanti nel ruolo di coordinatore: “la storia dell’emigrazione italiana deve entrare nella mente degli italiani. È un grande patrimonio. Parliamo di circa 80 milioni di persone, ma riteniamo che possano essere di più. È un potenziale di cui l’Italia deve puntare. Bisogna parlare agli italiani della storia di queste persone, ma bisogna anche dire agli italiani delle opportunità che queste persone possono rappresentare per questo Paese. Il Turismo delle Radici non è solo promozione del Made in Italy. Bisogna guardare le nostre comunità come a dei partner strategici. E questo deve essere conosciuto dagli italiani. Abbiamo visto con grande interesse questa legge e sono contento che abbia un sostegno bipartisan. Spero possa arrivare in porto, lo dobbiamo agli emigrati e agli italiani. E spero che il Ministero dell’Istruzione non venga lasciato solo, perché è un tema oltre che interdisciplinare, anche interministeriale. Perché accoglie aspetti che riguardano il Ministero degli Affari Esteri e la sua rete diplomatica e il Ministero della Cultura e la sua rete di musei, e altri ancora. Proporrei una sorta di comitato che possa delineare e finalizzare i programmi”. Il turismo delle radici rappresenta “un legame di sangue con gli italo-discendenti, un’opportunità di fidelizzazione molto più forte del normale”. Ci sono persone che guarderanno sempre l’Italia a prescindere da tutto”. Il “viaggiatore delle radici è particolare e si deve sentire accolto soprattutto perché si trova in destinazioni diverse, per lo più piccoli comuni”. Per farlo, si sta creando una rete con coordinatori regionali e gruppi che si occuperanno di reperire informazioni e costruire itinerari.

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