20 gennaio 2024
Le “aree interne” italiane coprono complessivamente il 60% dell’intera superficie nazionale. In esse sono il 52% dei comuni e il 22% della popolazione. Sono territori fragili, distanti dai centri di offerta di servizi essenziali, spesso abbandonati a loro stessi e la cui esigenza è contrastare lo spopolamento e sviluppare condizioni di rinascita. Da queste aree sono partiti moltissimi migranti e in queste aree molti italo-discendenti tornano, a volte per risiederci e a volte, come viaggiatori delle radici, per conoscere le terre di origine di genitori o nonni.
L’UNCEM – Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani, chiedendo una nuova politica a sostegno di queste aree, ha oggi richiamato l’attenzione sulle parole che Papa Francesco ha loro dedicato: “i piccoli Comuni, soprattutto quelli che fanno parte delle cosiddette aree interne, e che sono la maggior parte, sono spesso trascurati e si trovano in condizione di marginalità. I cittadini che li abitano, una porzione significativa della popolazione, scontano divari importanti in termini di opportunità, e questo resta una fonte di disuguaglianza […] Da sempre, e anche oggi, sono le aree marginali quelle che possono convertirsi in laboratori di innovazione sociale, a partire da una prospettiva – quella dei margini – che consente di vedere i dinamismi della società in modo diverso, scoprendo opportunità dove altri vedono solo vincoli, o risorse in ciò che altri considerano scarti. Le pratiche sociali innovative, che riscoprono forme di mutualità e reciprocità e che riconfigurano il rapporto con l’ambiente nella chiave della cura – dalle nuove forme di agricoltura alle esperienze di welfare di comunità – chiedono di essere riconosciute e sostenute, per alimentare un paradigma alternativo a vantaggio di tutti”.
Occorre quindi sostenere i piccoli comuni, gli enti locali, le comunità che vogliono contrastare lo spopolamento e l’abbandono. Sostituire la logica del NOI con quella dell’IO, far crescere rapporti e relazioni, ridurre disuguaglianze e favorire dialogo, incontro, riorganizzazione dei servizi ai cittadini, corresponsabilità. E richiedere nuove leggi più adeguate a rispondere alle esigenze delle comunità delle aree interne e montane, in Italia e in Europa.